Leo cominciava a sentire freddo. Un freddo di quelli che ti penetra nei vestiti, ti entra sotto la pelle e ti arriva dritto dritto alle ossa.
Camminava in direzione Nord lungo l’Heren-gracth ed era diretto al cuore dello Jordaan, il quartiere periferico di Amsterdam. Suo cugino Niels gli aveva detto più volte –si scrivevano da oltre un anno- che a gennaio quella città era quasi invivibile per il clima rigido: del resto loro venivano da una piccola cittadina in pianura nel Sud del Paese, con estati corte e inverni miti.
Era la seconda volta che Leo andava ad Amsterdam; la prima c’era stato in occasione della gita di fine corso, quando aveva sedici anni.
Ora si trovava li, in visita a Niels che aveva avuto uno stupido incidente alla pista di pattinaggio e non poteva uscire di casa, avendo la gamba sinistra ingessata.
Leo aveva deciso che quella sarebbe stata un’occasione per tornare nella capitale e soprattutto rivedere il cugino dopo quasi due anni.
Imboccò un vicolo buio e proseguì per un po’: era sicuro che la pensioncina dove avrebbe alloggiato fosse proprio lì… magari un po’ più avanti.
Non aveva voluto restare da Niels, preferendo una topaia da 300 Guilden a notte, per un suo senso d’orgoglio che non era stato mai capito da nessuno. Ma Leo era fatto così e non sarebbe certo cambiato: forse perché a lui non avrebbe fatto piacere avere ospiti tra i piedi, o forse perché voleva mostrare di non dipendere dagli altri. Fatto sta che ogni qual volta poteva, preferiva arrangiarsi da solo. Ed in fin dei conti ognuno è libero di fare le sue scelte, no?
Aveva ormai percorso più di cento metri, quando dovette rassegnarsi al fatto che aveva sbagliato strada: della sua dannata pensione non c’era nemmeno traccia. Anzi, non c’era traccia nemmeno di caseggiati abitati: doveva essersi infilato in un vicolo di magazzini e depositi.
Era mezzanotte ed il vento continuava a segargli le gambe; si abbottonò bene il giaccone marinaro sperando di trattenervi dentro qualche grado di calore in più. Forse tornare indietro era l’unica soluzione: voltò sui tacchi ed andò a sbattere il naso contro un muro che due secondi prima non c’era.
- Bastardo campagnolo del cazzo: adesso mi dai tutti i soldi che hai! E pure l’orologio, capito?!
E mentre indietreggiava ripensava alla cena che suo cugino gli aveva preparato: Niels aveva sempre avuto la passione per la cucina italiana. Sosteneva che un piatto di bucatini all’amatriciana fosse meglio di un amplesso. Leo non poteva dirsi d’accordo al cento per cento, ma quando si era alzato da tavola non aveva avuto il benché minimo stimolo sessuale…
- Ho capito, non ti scaldare: farò quello che vuoi, ma non fare cazzate.
Non sapeva se ringraziare Niels o se mandarlo a fare in culo per le tre bottiglie di Montepulciano che aveva stappato per annaffiare pasta prima e carne poi…
Scelse la prima alternativa, se non altro perché stava tenendo testa, o quasi, a quel tipo e non si era ancora cagato addosso.
Disse il nero punzecchiandolo e staccando un bottone del suo giaccone.
Mentre compiva meccanicamente questo gesto ripensava al dopocena: si era seduto nel microscopico salotto dell’appartamento che il cugino divideva con un tizio norvegese e tra un grappino, rigorosamente veneto, ed un altro si era fatto raccontare le circostanze dell’incidente.
Aveva così appreso che Niels stava facendo il bullo con una biondina che avrà avuto al massimo quindici anni ed era inciampato in un guanto, cadendo male e rompendosi la tibia.
Poi il cugino gli aveva parlato di come si manteneva nella capitale e del giro in cui era entrato: un mondo pericoloso, duro e senza gratifica di fine mese, ma in fondo aveva sempre desiderato vivere ad Amsterdam e quella era stata la sua scelta.
Quel bastardo non pareva mai accontentarsi. Leo era un tipo pacifico, uno che evitava la rissa (anche e soprattutto per via della sua stazza) e che girava a largo dai guai. Ora si ritrovava in una situazione che definire di merda era un eufemismo. Cominciava a pentirsi di non avere accettato l’invito di Niels a passare la notte da lui. Per strada neanche un cane. E se quel verme non si fosse accontentato dei suoi averi? Sentì in bocca il sapore amaro della paura: temeva che di li a poco avrebbe rivisto il vino italiano che aveva ingurgitato zampillargli da due o tre fori nella pancia.
- Ok, Ok, come vuoi tu...
Leo era rimasto interdetto e perplesso:
- Ovvio, ci giri lo zucchero nel cappuccino, no?
Niels lo trattenne per un braccio e fissandolo negli occhi gli disse a voce bassa, scandendo le parole lentamente
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